sabato 5 febbraio 2011

PRIMA LETTERA A FANNY BRAWNE

                                                                                                  3 LUGLIO 1819

Mia diletta Signora,
sono contento di non essere riuscito a spedire una lettera che avevo scritto per te martedì sera-era troppo somigliante a una della Héloise di Rousseau. Questa mattina sono più ragionevole. Il mattino è per me la sola ora adatta per scrivere alla bellissima Ragazza che amo tanto: poichè la sera, quando il solitario giorno è giunto a conclusione e la solitaria, silenziosa Camera, priva di armonie, aspetta di accogliermi come in un Sepolcro, allora,credimi, la passione mi possiede interamente, allora non vorrei che tu vedessi quegli impeti ai quali un tempo credevo non mi sarei mai abbandonato e dei quali in altri tempi ho spesso riso, per timore che tu mi giudicassi o troppo infelice o forse un po' folle. Mi trovo di fronte alla finestra di un bellissimo cottage, che guarda su una magnifica campagna collinosa e da cui s'intravvede il mare- la mattinata è molto bella. Non so quanto sarebbe agile il mio spirito, quale piacere proverei nel vivere qui, respirare, vagare libero come un cervo per questa magnifica costa, se non mi pesasse tanto il tuo ricordo. Non ho mai conosciuto la pura Felicità per molti giorni di seguito: la morte o la malattia di altri hanno sempre afflitto le mie ore- e ora che non sono oppresso da simili pene, è duro ammettere che un altro dolore mi perseguita. Chiedi a te stessa, amore mio, se non sei crudele per avermi irretito così, per aver distrutto così la mia libertà. Confessalo nella lettera che devi scrivermi immediatamente e dì tutto ciò che puoi per consolarmi- falla ricca come un filtro di papaveri per inebriarmi- scrivi le parole più tenere e baciale, che io possa almeno posare le mie labbra dove furono le tue. Quanto a me, io non so come esprimere la mia adorazione per tanta bellezza: voglio una parola più luminosa di luminosa, più bella di bella. VORREI CHE FOSSIMO FARFALLE E VIVESSIMO TRE SOLI GIORNI D'ESTATE-TRE GIORNI COSI', CON TE, SAREBBERO PIU' COLMI DI DELIZIE DI QUANTE NE POTREBBERO CONTENERE CINQUANTA ANNI DI VITA ORDINARIA. Ma per quanto io possa sentirmi egoista, sono sicuro che mai potrò agire come tale:come ti dissi un giorno o due prima di lasciare Hampstead, non tornerò mai più a Londra se il fato non mi assegna un asso o almeno una figura. Benchè io concentri la mia Felicità in te, non posso sperare di occupare interamente il tuo cuore-in verità, se pensassi che provi per me tutto ciò che io provo per te in questo momento, non credo che potrei trattenermi dal correre da te domani, per la gioia di un solo abbraccio. Ma no- io devo vivere di speranza e Caso. Se si verificasse il peggio, ti amerò ancora- ma quale odio avrò per altri! Alcuni versi letti l'altro giorno mi risuonano di continuo nelle orecchie:
VEDERE QUEGLI OCCHI A ME CARI PIU' DEI MIEI
LANCIARE FAVORI AD ALTRI
E QUELLE DOLCI LABBRA(PRODIGHE DI NETTARE IMMORTALE)
TENERAMENTE PREMUTE SU LABBRA ALTRUI-
PENSA, PENSA CHE MALEDIZIONE 
OLTRE OGNI DIRE!
Scrivi immediatamente. Qui la posta non arriva, perciò indirizza a "Ufficio postale, Newport, Isola di Wight". So che prima di sera maledirò me stesso per averti spedito una lettera così fredda; però è meglio che lo faccia finchè sono padrone dei miei sensi.
  Sii buona quanto te lo permette la lontananza, col tuo 
                                                                                        J.Keats
I miei rispetti a tua madre, il mio affetto a Margaret e i miei migliori saluti a tuo Fratello, te ne prego.

  

2 commenti:

zia Delina. ha detto...

La poesia che J.Keats cita è di Philip Massinger.
Easy.

Le Bistrot des Artistes ha detto...

quello era amore!