sabato 12 novembre 2011

XXXIX LETTERA A FANNY BRAWNE

Mia carissima Fanciulla,
 vorrei che inventassi un qualche modo per rendermi felice senza di te. Ad ogni ora mi concentro sempre più su di te; ogni altra cosa e tutto il resto ha un sapore di paglia nella mia bocca. Sento che è quasi impossibile andare in Italia. Il fatto è che non posso lasciarti e che non gusterò mai un minuto di gioia, finchè non piaccia al destino di lasciarmi vivere con te per davvero. Ma non andrò avanti per molto così. Una persona in buona salute come te non può avere idea degli orrori che patiscono dei nervi e un temperamento come il mio. In quale Isola vorrebbero ritirarsi i tuoi amici? Sarei felice di recarmi là con te, noi due soli, ma sarei contrario alla compagnia; le maldicenze e le gelosie di questi nuovi coloni che non hanno altro per divertirsi, sono insopportabili. Il signor Dilke è venuto a trovarmi ieri e mi ha dato più fastidio che piacere. Non sarò mai più capace di sopportare la compagnia di uno solo di coloro che si riunivano a Elm Cottage e a Wentworth Place. Gli ultimi due anni hanno sapore di metallo sul mio palato. Se non potrò vivere con te vivrò solo. Non credo che la mia salute migliorerà di molto mentre starò lontano da te. Per tutto questo sono contrario a vederti - non posso sopportare sprazzi di luce per poi tornare nelle mie tenebre. Ora non sono così infelice come lo sarei se ti avessi vista ieri. Esser felice con te sembra talmente impossibile! Richiede una Stella più fortunata della mia! Non avverrà mai. Accludo un passo di una delle tue lettere che vorrei tu modificassi leggermente - vorrei ( se ti aggrada ) che ti esprimessi con minor freddezza nei miei confronti. Se la salute me lo consentisse, scriverei una Poesia che ho in testa e che potrebbe confortare chi si trovasse in una situazione simile alla mia. Vorrei rappresentare uno innamorato come me di una persona che vive liberamente come te. Shakespeare riassume sempre le cose in modo sublime. Il cuore di Amleto era colmo di infelicità come il mio quando diceva a Ofelia: <Va', vattene in un convento!> Davvero mi piacerebbe rinunciare subito a tutto, mi piacerebbe morire. Sono nauseato dal mondo brutale al quale tu sorridi, odio gli uomini, e più ancora le donne. Nel mio futuro non vedo altro che spine - dovunque io sia il prossimo inverno, in Italia o in nessun luogo, Brown ti sarà vicino con le sue sconvenienze. Non vedo alcuna prospettiva di riposo. Supponi che fossi a Roma - bene, di là ti vedrei come in uno specchio magico andare e venire dalla città a tutte le ore... Vorrei che tu infondessi nel mio cuore un po' di fiducia nella natura umana. Io non posso averne alcuna - il mondo è troppo brutale per me. Sono contento che esista una cosa come la tomba - sono sicuro che non avrò requie che là. In ogni caso mi concederò la soddisfazione di non vedere più Dilke o Brown e nessuno dei loro amici. Vorrei essere fra le tue braccia colmo di fiducia, o che un fulmine mi colpisse.
Che Dio ti benedica
J.K.


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